24 giugno 2023. Siamo nel periodo del Solstizio d’Estate, un momento di passaggio importante che da sempre ha segnato la vita degli uomini, specialmente nell’antichità quando il tempo era scandito dal passare delle stagioni. Le celebrazioni del Solstizio d’estate nell’ambito europeo erano molto sentite e si svolgevano con sontuosi banchetti, l’accensione di falò, canti e balli tradizionali e il ricongiungimento con la natura. Ancora oggi le antiche tradizioni vengono riprese per onorare lo splendore massimo del Sole come fonte di vita e prosperità.
Alba a Stonehenge, Wiltshire
Una delle più antiche e conosciute celebrazioni del solstizio d’estate si svolge a Stonehenge, il famoso cerchio di pietre del Wiltshire.
Ogni anno migliaia di druidi, pagani e gente comune si riuniscono per ammirare la spettacolare vista dell’alba sul sito sacro, dove le storiche pietre si allineano perfettamente con il movimento del sole.
Midsummer, Svezia
Nessun altro Paese festeggia il solstizio d’estate come gli svedesi.
In Svezia, il giorno dei festeggiamenti è noto come “mezza estate”. Si festeggia soprattutto nelle campagne svedesi, in luoghi come Dalarna, Riksgränsen e la seconda città del Paese, Göteborg.
Tradizionalmente, la festa di mezza estate consiste nel riunirsi con la famiglia e gli amici, nell’innalzare e danzare intorno a un palo di maggio, nel decorare le case con il verde e nel gustare cibi e bevande deliziosi.
Si ritiene che la tradizione sia stata celebrata già nel 1500 e che sia nata come festa pagana della fertilità e della luce che sconfigge le tenebre.
Juhannus (Midsummer), Finlandia
Anche la mezza estate occupa un posto speciale nel calendario finlandese. I festeggiamenti sono chiamati Juhannus o festa di Ukko, in onore di Ukko, il dio del cielo, del tempo, del raccolto e del tuono nella mitologia finlandese.
Nei Paesi nordici, l’accensione di enormi falò alla vigilia di mezza estate è da tempo un rituale solstiziale. Si dice che tenga lontani gli spiriti maligni e assicuri un buon raccolto.
Tradizionalmente i falò vengono bruciati sulle rive dei laghi, dei fiumi e in riva al mare.
Ivan Kupala Day, Bielorussia
Nelle culture slave orientali, come la Bielorussia e l’Ucraina, il solstizio d’estate viene celebrato il giorno di Ivan Kupala.
Il giorno di Ivan Kupala è tradizionalmente una festa pagana che prevede la creazione di corone di fiori, la raccolta di erbe, il salto sul fuoco e il bagno nei fiumi.
Questa celebrazione dell’Europa orientale offre anche agli innamorati l’opportunità di conoscere il loro destino romantico.
Le giovani coppie si tengono per mano e saltano sui fuochi. Se non si separano le mani, significa che sono destinati a stare insieme.
È consuetudine che le giovani donne indossino corone di fiori durante i festeggiamenti, simbolo di purezza e dello sbocciare di una potenziale relazione.
Le corone vengono poi fatte salpare lungo un fiume o un lago.
Queste antiche usanze con il passare del tempo sono state inglobate nella cultura cristiana che ha soppiantato, con la forza, le vecchie credenze, sfociando poi nei riti di San Giovanni Battista. Sono molte le usanze in Italia legate a questo giorno:
“le usanze connesse alla festa del Battista hanno la funzione di proteggere il creato,come per esempio i falò accesi nei campi per impetrare copiose messi, la raccolta delle cosiddette Erbe di San Giovanni dalle virtù curative o profetiche, l’esporsi nella notte della vigilia alla guazza che avrebbe straordinari poteri.
Quanto alle acque e alla rugiada di san Giovanni ,sono collegate al segno del Cancro, domicilio della Luna, al cui inizio cadono il Solstizio estivo e la festa del Battista. La relazione delle acque con la Luna è nota: essa rappresenta con le acque il mondo della formazione, ovvero l’ambito dell’elaborazione delle forme nello stato sottile, punto di partenza dell’esistenza nel mondo individuale, ossia nella caverna cosmica.
Una volta la festa di san Giovanni a Roma cominciava solennemente con i vespri nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dove il pavimento veniva ricoperto di uno splendido, fragrante tappeto di frutta, erbe e fiori. Sull’altare,raccolti sotto un prezioso tronetto di cristallo di rocca, stavano i caryophylla, o chiodi di garofano, chiusi in minuscoli ed eleganti sacchetti di seta bianca. Il cardinale pronunciava la formula di invocazione a Dio affinchè benedicesse i caryophylla e coloro che li gusteranno.I chiodi di garofano venivano poi distribuiti ai Cardinali, al Clero e al popolo, per la loro salute spirituale e corporale e affinchè venissero amministrati agli infermi per ottenerne la guarigione, nonchè alle donne in stato interessante per un parto felice.
Davanti alla Basilica veniva allestito un ricco mercato delle erbe dove si poteva trovare di tutto: dall’aglio, che si doveva acquistare a san Giovanni, alla cipolla, dalle spighette di lavanda alla mentuccia, dal biancospino al corbezzolo, dall’iperico all’artemisia e alla ruta”
Fonte:Florario A.Cattabiani
In tempi un po’ più recenti le antiche celebrazioni pagane sono state sostituite con le loro forme cristianizzate , ed ecco che tutto ciò che riguarda i riti precristiani viene camuffato sotto il nuovo credo:
“La festa cominciava la notte della vigilia, la cosiddetta “notte delle streghe”, durante la quale si credeva che le streghe venissero chiamate a raccolta sui prati del Laterano dai fantasmi di Erodiade e di sua figlia Salomè, dannate per aver causato la decapitazione del santo, e andassero in giro per la città a catturare le anime prima di proseguire per Benevento, città delle streghe per eccellenza. Era quindi essenziale ricorrere a rituali magici e forme di esorcismo.
Dopo aver benedetto i letti e la porta di casa, la gente partiva da tutti i rioni di Roma al lume di torce e candele: arrivati sulla piazza, si accendevano falò per scacciare le forze occulte, si pregava e si mangiavano le lumache nelle osterie e nelle baracche allestite sulla piazza. Alcune famiglie se le portavano addirittura da casa, in un “callaro”, ovvero un enorme pentolone, pieno di lumache al sugo. Mangiare le lumache, le cui corna rappresentavano discordie e preoccupazioni, significava infatti distruggere le avversità.
In questa magica notte entrano in gioco anche la rugiada, cui si attribuivano poteri curativi e che veniva raccolta sui prati, e l’aglio, per il famoso il proverbio “Chi non compra aglio a San Giovanni, è povero tutto l’anno”. Durante la notte venivano inoltre aperti al pubblico i bagni del Tevere e gli abitanti della città potevano bagnarsi nella fontana di San Giovanni: si credeva infatti che durante il giorno della sua festività il santo avrebbe regalato maggiori miracoli rispetto al resto dell’anno.
La partecipazione popolare era massiccia, si mangiava e si beveva in abbondanza e soprattutto si faceva rumore con trombe, trombette, campanacci, tamburelli e petardi di ogni tipo per impaurire le streghe, affinché non potessero cogliere le erbe utilizzate per i loro incantesimi. La festa si concludeva al sorgere del sole: lo sparo del Cannone di Castel Sant’Angelo annunciava l’inizio della messa celebrata dal Papa alla Basilica di San Giovanni in Laterano, dopo la quale dalla loggia della basilica venivano gettate monete d’oro e d’argento, scatenando così la folla presente.”
Appare ovvia qui la trasposizione da “entità malevole” a “streghe”, consuetudine che ormai siamo soliti ritrovare nella storia. Ma altrettanto evidenti sono i segni delle antiche tradizioni arrivate ai nostri giorni (per chi intende vederli).